Torna come ospite, tra le pagine della rubrica Food Adventure, Paola Valenza che, con le sue meravigliose foto, ci porta dirette a Pantelleria. Un’isola a cui lei è legata da una storia particolare: le radici del suo sangue e della sua famiglia. Una descrizione accurata con qualche consiglio e suggerimento utile sia sul cibo che sui posti da visitare assolutamente!
Se nel mondo dovesse esistere un luogo in cui non smetterò mai di voler tornare, quel luogo è Pantelleria. Pantelleria mi scorre nel sangue: mio padre è nato lì, così i miei nonni, ed io mi considero a tutti gli effetti per metà pantesca; forse anche di più. Qui ho fatto il mio primissimo viaggio, a soli 20 giorni! Il mio amore per questa isola ha dunque una ragione affettiva. Non solo. Pantelleria è particolare: si dice che o la si ama o la si odia e se si ha la fortuna di innamorarsene, sa regalare emozioni forti, panorami, odori e sapori di cui non ci si dimenticherà mai e da cui, prima o poi, si sentirà il bisogno di tornare.
Situata nel canale di Sicilia, più vicina all’Africa che all’Italia, tanto che nelle giornate terse si può scorgere la costa tunisina, Pantelleria è un’isola, ma è “un’isola di terra”, nel senso che il suo legame con la terra è più forte di quello con il mare: è infatti un’isola di contadini, più che di pescatori. Questi uomini, nei secoli, hanno saputo domare la natura, costruendo con la pietra lavica oltre 6000 chilometri di muretti a secco (una volta e mezzo la muraglia cinese!) e decine di giardini circolari, “il giardino pantesco”, per preservare le piante, spesso una sola, dal vento che qui soffia impetuoso, che sia il caldo Scirocco o il freddo Maestrale.
Una terra aspra, bruciata da colate laviche susseguitesi nelle ere storiche che le hanno valso l’appellativo di Perla Nera, sferzata dal vento e dal sole africano, ma che, lavorata dai suoi figli con passione e sudore, regala doni prelibati. Parlo dello zibibbo, un’uva autoctona dagli acini dorati, che cresce su viti basse ad alberello (prima pratica agricola al mondo dichiarata Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’Unesco) che il pantesco ha saputo tramutare in un prodotto unico: il passito di Pantelleria, vino liquoroso Doc, elisir dei sensi.
Per non parlare del cappero, il cui frutto raccolto amorevolmente e messo sotto sale, ma anche al naturale, in paté o salsine, è degno delle tavole dei re. Il cappero di Pantelleria è un prodotto IGP, rinomato in tutto il mondo.
Un viaggio a Pantelleria è un viaggio dei sensi: durante il giorno ci si lascia stordire dalla bellezza del paesaggio e dalla varietà dei panorami: Il mare dalle mille sfumature, blu, verde, turchese, godibile dalle varie caletta con accesso al mare o meglio con un bel giro in barca. Le scogliere nere che si tuffano nel blu dei profondi fondali, paradiso dei sub, che arrivano qui anche per scoprire i resti archeologici conservati negli abissi.
La Montagna Grande che domina con i suoi 836 metri, i chilometri di sentieri che si snodano con un fitto reticolo tra la costa e l’interno dell’isola, da scoprire a piedi o a cavallo.
Lo Specchio di Venere, lago di acqua sulfurea dai colori caraibici dove fare trattamenti estetici ai fanghi (gratuitamente) circondati dalle cuddie, antichi coni vulcanici, in un panorama scenografico.
Le pozze di acque calde fumanti in cui immergersi che si mescolano con l’acqua del mare, come quelle di Gadir, o come quelle di Nicà o della grotta di Sataria.
Le fenditure fumanti delle Favare, fenomeno di vulcanesimo secondario, alle quali si arriva con una camminata tra paesaggi che ricordano le terre irlandesi o le Ande peruviana.
La grotta di Beninculà, una spaccatura nella montagna dove fare una sauna naturale a costo zero per poi riempirsi gli occhi della valle di Monastero, una spianata coltivata a viti con il mare a fare da scenografico sfondo.
Questo per elencare alcune delle bellezze naturalistiche, per non parlare dei segreti archeologici: tombe puniche, tracce della peculiare civiltà dei sesioti, resti di città romane, un castello normanno…
Pantelleria è raggiungibile via aereo con voli diretti in alta stagione, o facendo scalo a Trapani o Palermo da ottobre a giugno. L’alternativa è prendere la nave dal porto di Trapani, mare permettendo!
Se amate gli sport all’aria aperta e volete dedicare del tempo al trekking e alle escursioni archeologiche, una volta sul posto potete andare a trovare pantelleriatrekking.com. Proprio a proposito di trekking, vi segnaliamo il libro che più rappresenta l’isola e cioè quello di Peppe D’Aietti & Grazia Cucci che condivide, con questo articolo, lo stesso titolo: Pantelleria l’Isola di Terra. Buona lettura! Il prossimo appuntamento con Pantelleria è per la prossima settimana… perché vi parleremo di cibo!
PAOLA VALENZA
Per informazioni su questo articolo potete scriverle al suo indirizzo privato [email protected] ricordandovi di inserire nell’oggetto info pantelleria
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